La decisione della ministra Azzolina di procedere con la pubblicazione dei bandi di concorso non è la scelta giusta per assicurare alla scuola le condizioni migliori per ripartire. Tutti sappiamo che sarà impossibile svolgere le procedure del concorso straordinario prima dell’inizio del nuovo anno scolastico, che a settembre gli attuali precari saranno ancora tali e le classi saranno ancora scoperte.
Nella fase in cui la riapertura richiederà stabilità delle cattedre e certezze, il ministero scarica sulle scuole l’onere di nominare quasi 200 mila supplenti, con graduatorie insufficienti e sovraccarico di lavoro sulle scuole che avranno ben altri problemi da gestire. Per questo abbiamo proposto procedure straordinarie e concordate più semplici, anche se altrettanto rigorose e trasparenti.
Serve un provvedimento legislativo che dia garanzie di fattibilità nell’ambito di un progetto complessivo (emendamento nella legge di conversione del D.L.22/2020). In particolare, proprio per cambiare il modo di selezione, è necessario che il concorso straordinario venga espletato per soli titoli al fine di garantire tempi e modi di immissione in ruolo già a settembre; il personale così assunto parteciperebbe ad una formazione in servizio pari a quella già prevista dalla legge e sarebbe confermato in ruolo al termine dello stesso, previa prova orale selettiva. Viceversa centinaia di migliaia di docenti saranno costretti a spostarsi nelle diverse regioni per sostenere l’inutile e costosa prova computer based.
La responsabilità della politica in questa fase complessa per tutto il Paese è quella di assumere tutte le scelte necessarie a garantire una ripresa in condizioni di sicurezza e definire risorse e condizioni concrete per gestire al meglio il funzionamento del sistema di istruzione.
Non è il momento delle impuntature ideologiche. Abbiamo già visto in passato crescere il divario tra la scuola e i decisori politici, ed è ancora più grave riproporre quello schema oggi, quando l’emergenza che attraversiamo richiede confronto e forte condivisione con le forze sociali, di fronte alla difficoltà di riorganizzare l’attività didattica in condizioni di sicurezza.
Sono molti i problemi che affliggono la scuola, non è proprio il caso di aggiungerne altri. Si apra subito, invece, il confronto per affrontarli e risolverli, perché il tempo stringe.