Il Ministero dell’Economia e delle Finanze è intervenuto per consentire l’applicazione delle aliquote 2025 ai fini dell’individuazione dell’acconto Irpef nelle dichiarazioni dei redditi che cominceranno a essere presentate tra poche settimane. Alla fine, dunque, il governo ha dovuto ammettere la fondatezza della denuncia della CGIL e del Consorzio nazionale Caaf: a seguito delle disposizioni del D.Lgs. n. 216/2023 (Primo modulo di riforma dell’Irpef), lavoratori dipendenti e pensionati si sarebbero visti calcolare l’acconto Irpef da versare all’erario non in base alle tre aliquote della riforma tanto propagandata dal governo, ma sulle quattro in vigore nel 2023, nettamente superiori a quelle attuali. Ciò avrebbe determinato un vero e proprio salasso per oltre 9 milioni di italiani, alla faccia della retorica governativa sul taglio delle tasse.
CGIL e Caaf hanno avuto ragione a denunciare una situazione ingiusta e intollerabile, che è stata risolta proprio a pochi giorni dall’invio da parte sindacale di una lettera al Ministro Giorgetti, con la quale si chiedeva, al fine di evitare un aggravio sui bilanci familiari, di intervenire con la massima urgenza per abrogare il comma di legge incriminato e rendere così immediatamente operativi l’accorpamento delle aliquote Irpef e l’applicazione delle nuove detrazioni anche per il calcolo degli acconti.
“Siamo soddisfatti di aver difeso le persone che rappresentiamo, inducendo il governo a rivedere una norma profondamente ingiusta. La questione di legittimità che abbiamo sollevato era più che fondata”, dichiara Diego Riva, Segretario generale della CGIL Lecco. “Grazie alla nostra azione i salari e le pensioni di milioni di cittadine e cittadini, già pesantemente colpiti dall’alta inflazione accumulata in questi anni, non subiranno ulteriori riduzioni”.