È partita ufficialmente anche a Lecco la campagna di raccolta firme per l’indizione di un referendum popolare che cancelli la legge sull’Autonomia Differenziata (Legge 86/2024), approvata dalla maggioranza parlamentare nel giugno scorso. Questa legge permette alle Regioni di richiedere allo Stato il trasferimento di un ampio ventaglio di competenze su materie fondamentali tra cui la sanità, l’istruzione, le infrastrutture, i trasporti, le politiche ambientali ed energetiche, il commercio con l’estero. Il provvedimento stabilisce inoltre che il passaggio di competenze dallo Stato alle Regioni possa essere attuato solo dopo la definizione a livello nazionale dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) da garantire a tutti i cittadini, senza però che da ciò derivino nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.
Il Coordinamento referendario lecchese contro l’Autonomia Differenziata, articolazione territoriale del Comitato promotore nazionale di cui fanno parte sindacati, partiti e associazioni, ritiene necessario mobilitarsi per cancellare questa legge iniqua e contraria ai principi costituzionali. Dal momento che ogni Regione potrà rivendicare maggiore autonomia decisionale in una o più materie, l’Italia diventerebbe una sorta di “Paese arlecchino” dove, a seconda del territorio, ci sono regole diverse e diversi sono i diritti dei cittadini. Per evitare questo rischio non è certo sufficiente stabilire LEP uguali per tutti, perchè già oggi esistono grandi differenze di spesa pubblica tra Nord e Sud ed è quindi evidente che, senza la possibilità di incrementare gli investimenti economici nelle regioni più svantaggiate, non ci sarà nessuna possibilità di colmare le diseguaglianze sociali e territoriali, che tenderanno invece ad aumentare. Non si tratta però solo di un problema del Mezzogiorno: l’Autonomia Differenziata spacca l’Italia in tante piccole patrie, condannando il Paese nel suo complesso all’irrilevanza politica ed economica e pregiudicando così le prospettive anche del sistema produttivo del centro-nord; lo stesso discorso vale per il Sistema Sanitario Nazionale, dal momento che le Regioni saranno ancora più libere di accelerare il processo di privatizzazione in atto e così il diritto alla salute per i cittadini – quelli lombardi sono particolarmente coinvolti – sarà sempre più riservato a chi potrà permetterselo.
Siamo di fronte a un progetto che contrasta nettamente i principi valoriali della Costituzione, in particolare quelli contenuti nell’articolo 2 (adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale), nell’articolo 3 (uguaglianza dei cittadini) e nell’articolo 5 (la Repubblica una e indivisibile). Non può esistere un Paese in cui i servizi, soprattutto quelli fondamentali rivolti alle fasce più deboli, siano legati al luogo di residenza. L’Italia deve essere unita, libera e giusta, perciò diciamo NO alla sua frammentazione politica, sociale ed economica.
Affinchè la richiesta di referendum abrogativo vada a buon fine è necessario raccogliere 500mila firme a livello nazionale entro il 30 settembre 2024. È possibile sottoscrivere la petizione sia in modalità cartacea, nei banchetti pubblici e nei luoghi di lavoro, sia a breve anche in modalità online tramite Spid, accedendo al sito www.referendumautonomiadifferenziata.com.
Il Coordinamento referendario lecchese:
- ALLEANZA VERDI SINISTRA
- ANPI
- ARCI
- CGIL
- EMERGENCY
- FORUM SALUTE MENTALE
- LEGAMBIENTE
- MOVIMENTO 5 STELLE
- PD
- PSI
- RIFONDAZIONE COMUNISTA
- UDI