Un’occasione sprecata. Non esiste altro modo per commentare la prima edizione del Lecco Film Fest, che come titolo ha “Donne oltre gli schermi”. All’interno della rassegna sono stati organizzati diversi dibatti.
La nostra attenzione ricade inevitabilmente su alcuni di questi incontri.
Come quello dal titolo “Protagoniste al lavoro” (tenutosi giovedì pomeriggio), nel quale la rappresentazione del mondo del lavoro viene affidata a importanti esponenti del mondo della musica, del cinema e dell’imprenditoria, ma che dimentica le lavoratrici “tipiche”.
Sicuramente un dibattito di un certo interesse, troppo lontano però dalla vita reale di milioni di donne che, quotidianamente, vivono la condizione lavorativa precaria e discriminatoria.
Il tema della condizione delle donne nel mondo del lavoro nel nostro Paese è un tema fondamentale, molto complesso e al tempo stesso preoccupante. L’Italia infatti è al penultimo posto tra i paesi europei se si analizza il gender pay gap (in alcuni settori le donne percepiscono salari anche del 30% inferiori ai loro colleghi maschi, a parità di mansione e anzianità) che inevitabilmente si ripercuote anche su un forte differenziale delle pensioni che le donne andranno a percepire.
Ad aggravare la situazione ricordiamo che in Italia il 70% delle donne che ha un orario di lavoro part time non lo ha scelto, ma lo ha dovuto accettare come unica opportunità lavorativa.
Sono importanti anche i numeri delle donne che abbandonano il lavoro per incompatibilità tra l’occupazione lavorativa e le “esigenze di cura” familiari, sia verso i figli minori sia verso i genitori anziani, data la scarsità di strutture dei servizi per l’infanzia e di assistenza agli anziani non autosufficienti.
Le donne italiane oltre al normale orario lavorativo devono aggiungere 36 ore settimanali in più rispetto alla media europea, per la gestione della famiglia: nel nord Europa l’uomo collabora per l’80%, in Italia solo per il 10%.
La recente pandemia da Covid-19 inevitabilmente ha aggravato e aggraverà ulteriormente tale condizione. Il lavoro femminile infatti potrebbe impattare violentemente contro il rischio di una grave crisi economica e di un conseguente calo dei posti di lavoro, e allo stesso tempo, dovrà saper “conciliare” il tempo del lavoro rispetto alle garanzie di accesso ai servizi per l’infanzia o con i tempi scuola che verranno ridotti.
All’incertezza per il futuro si aggiunge il grave problema della violenza domestica, amplificato durante il periodo della quarantena, dovuto in parte ad una inevitabile convivenza continua e alla difficoltà nel segnalare maltrattamenti. In questo periodo molte donne hanno vissuto nella solitudine l’angoscia quotidiana di relazioni malate di cui sono vittime.
Per questo ci sarebbe piaciuto vedere rappresentata anche la reale condizione lavorativa e di vita delle donne, con tutte le sue complessità e specificità, rendendo quindi la kermesse un’opportunità di riflessione, un esercizio di confronto, proprio perché questi saranno i temi che quest’autunno milioni di donne si troveranno ad affrontare.
Cgil Lecco e Punto Rosso (associazione promotrice della mostra “Il Filo Rosso. Storie del movimento delle donne a Lecco”)