Eccellenza famosa in tutto il mondo, il Salone del mobile sembra frutto delle sole capacità imprenditoriali. La risonanza mediatica data all’evento non menziona quasi mai la professionalità dei lavoratori che trasformano, con il proprio lavoro e con le proprie competenze acquisite spesso in decenni d’esperienza, un’idea in un’opera di prestigio. Di queste competenze il settore si nutre dalle più piccole realtà artigiane fino alle unità produttive delle industrie più grandi, che mantengono livelli sartoriali negli arredi che fanno della Brianza monzese, comasca e lecchese ciò che i marchi del distretto del legno hanno presentato nella vetrina milanese. Un saper fare che si basa su periodi formativi specifici, carriere lunghe e una forte difficoltà nel ricambio generazionale. Aspetti che non vengono colti da chi rappresenta gli imprenditori del settore che, invece, punta alla parcellizzazione e precarizzazione del lavoro, come ha dimostrato la trattativa dello scorso rinnovo del CCNL, per un anno ferma sulla richiesta della stagionalità come istituto contrattuale cardine. Non si è compreso, infatti, che il paradigma che ha creato il successo del settore è, all’opposto, l’elevata professionalità, spesso non riconosciuta e in più occasioni gestita con orari e salari poco adeguati al lustro esibito nei giorni scorsi.
Arrivati al termine del Salone del mobile 2022, sarebbe piaciuto ravvisare, nelle parole dei numerosi imprenditori intervistati per l’occasione, qualche attenzione in più per chi ha preparato materialmente l’evento, sacrificando, nei mesi precedenti, le abitudini familiari in nome di un’abnegazione e di una fedeltà all’azienda in cui lavora spesso scarsamente riconosciute. Qualche esempio concreto: alcune aziende, anche marchi blasonati, hanno chiesto di lavorare il 2 giugno o di sacrificare i weekend oppure hanno ostacolato l’uso di permessi individuali per un paio di mesi, in preparazione dell’apertura del Salone, o hanno barattato la programmazione di periodi di ferie con il bonus benzina, dimostrando una scarsa capacità di programmare il lavoro, attenzione al profitto e al prestigio, limitando a questi argomenti la propria abilità imprenditoriale, trascurando l’attenzione verso le maestranze.
Riteniamo che almeno i compensi salariali debbano essere riproporzionati alle professionalità dimostrate dai lavoratori del settore del mobile, prendendo ad esempio le buone prassi di contrattazione, che pur non impediscono ai marchi che se ne possono fregiare di essere presenti con successo al Salone. Troppo frequentemente, invece, si ha poca agibilità sindacale nelle aziende e gli spazi di contrattazione sono raramente orientati alla crescita professionale dei lavoratori. Nei fatti, dove non è presente il sindacato con le proprie Rsu e dove queste non siano sapientemente coinvolte in modo proattivo e compartecipe nella vita aziendale, è molto difficile che siano adeguati e riconosciuti i livelli di inquadramento, che stentano ad allontanarsi dall’AE1 (1533,72 € lordi/mese), il livello di ingresso dell’industria.
A tutti noi è spiaciuto, nei servizi che abbiamo avuto modo di leggere nei giorni scorsi, non leggere di responsabilità sociale di azienda, di contrattazione di livello aziendale, di potere di acquisto dei salari, di conciliazione dei tempi di vita con quelli di lavoro, di salute e sicurezza, di lotta comune alle malattie professionali e agli infortuni invalidanti caratteristici del settore… Temi che un’imprenditoria lungimirante dovrebbe considerare naturali e base di quella sostenibilità a cui l’impresa del settore sembra orientare il proprio prodotto. Di fatto, mentre si narra di sostenibilità, si rischia di dimenticare quella del territorio, la cui economia si basa sullo straordinario, sui premi ad personam, sull’assenza della formazione continua, su politiche di gestione del personale che sarebbero incomprensibili nella maggior parte dei paesi europei.
Alla fine del 2021, nel comparto del mobile si contano 9099 addetti in provincia di Monza Brianza, 7056 in provincia di Como e 623 in provincia di Lecco, e riteniamo che nei giorni scorsi ciascuno di loro si sarebbe meritato una menzione. Perché ciò che abbiamo visto negli stand del Salone si deve anche e soprattutto a loro.
Sarà su queste ed altre tematiche che verterà la piattaforma di rinnovo contrattuale nazionale che presenteremo all’attivo delle lavoratrici, dei lavoratori e dei delegati sindacali del legno arredamento il prossimo 24 giugno. Ci stiamo infatti accingendo alla presentazione delle nostre richieste alla controparte e contiamo di avere l’opportunità di ricordare agli imprenditori l’ostentazione dei grandi successi e delle vittorie delle grandi sfide che sono state illustrate sui giornali, ma anche che le sfide non terminano e le prossime saranno superate con ancora più efficacia insieme ai lavoratori.