Le assemblee delle lavoratrici e dei lavoratrici della Gilardoni Cilindri di Mandello del Lario (LC) hanno dato il via libera all’ipotesi di Accordo Quadro sottoscritto tra l’azienda, le Organizzazioni sindacali (FIOM CGIL e FIM CISL) e le RSU. Il voto favorevole espresso nei due siti produttivi mandellesi e in quello di Barberino del Mugello (FI) conferma così la volontà dei lavoratori di arrivare a questo risultato, già emersa con l’importante partecipazione allo sciopero di 8 ore organizzato da FIOM e FIM per raggiungere l’intesa.
I temi contenuti nell’Accordo Quadro sono diversi, dai premi di risultato ai nuovi inquadramenti professionali, dalla formazione continua alla stabilizzazione dei lavoratori somministrati. Quest’ultimo aspetto è particolarmente significativo e rappresenta la grande novità nel panorama industriale del territorio: viene ribadito, infatti, che non si può abusare del lavoro somministrato, ma vi si deve fare ricorso solo nei momenti di picchi di produzione; pertanto, la Gilardoni si impegna a internalizzare e assumere a tempo indeterminato tutti i somministrati che superano i 24 mesi di collaborazione (anche non continuativi) con l’azienda stessa. In termini numerici, questa stabilizzazione coinvolge oltre 80 lavoratrici e lavoratori nei tre siti produttivi.
Nelle prossime settimane, tra l’azienda e i sindacati partirà anche il confronto sull’inquadramento contrattuale. Si tratterà di mappare le attività dei vari reparti con l’obiettivo di introdurre la figura del lavoratore polivalente/polifunzionale, più flessibile in quanto formato per poter assumere diverse mansioni, e di conseguenza soggetto a un inquadramento economico più alto. Per quanto riguarda il premio di risultato, la scelta di arrivare a un accordo ponte con piccole ma significative modifiche dà risposta alle necessità economiche immediate delle lavoratrici e dei lavoratori, demandando al 2022 la contrattazione per rinnovare il meccanismo premiante.
Le Organizzazioni sindacali vogliono così dimostrare che è possibile combattere la precarietà, ed è quello che ci si aspetta faccia anche la politica. Considerato che molti tra i lavoratori somministrati sono giovani, stabilizzarli significa innanzitutto garantire loro una sicurezza economica che si ripercuote positivamente su tutti gli altri aspetti del vivere quotidiano, ma vuol dire anche rivitalizzare il sistema industriale e, dal punto di vista padronale, avere dipendenti più motivati poichè vengono finalmente riconosciuti parte integrante della realtà produttiva in cui operano.
Quello della precarietà, tuttavia, è uno dei temi esclusi dalla Legge di Bilancio, che, oltre a disegnare una riforma fiscale iniqua in quanto premia i redditi alti, nulla prevede a favore del lavoro di qualità. I dati più recenti (ottobre 2021) relativi all’occupazione nel nostro Paese, forniti dalla Fondazione Di Vittorio, evidenziano che, mentre l’occupazione nel suo complesso è ancora sotto i livelli pre-pandemia, i dipendenti a termine sono 3 milioni e 67 mila, un numero maggiore di quello pre-pandemico. La forte crescita economica dell’anno in corso (+6,2%) si sta quindi trasmettendo troppo lentamente all’occupazione, sia nella sua dimensione quantitativa che, soprattutto, in quella qualitativa. Una discontinuità lavorativa che causa oggi bassi salari e buchi contributivi, e che domani determinerà basse pensioni.
“I dati della Fondazione Di Vittorio confermano, anzi rafforzano, le ragioni dello sciopero generale proclamato da CGIL e UIL per giovedì 16 dicembre”, dichiara Maurizio Oreggia, Segretario generale della FIOM Lecco. “La crescita sostenuta del Pil non ha adeguate ricadute sull’occupazione, un’occupazione che cresce poco e con scarsa qualità, considerata la preponderanza di contratti precari”. Per questa e altre ragioni, la FIOM CGIL Lecco giovedì 16 dicembre sarà in piazza insieme a tutta la Camera del Lavoro territoriale.