La pubblicazione il 23 marzo dell’OM 182/2020 sulla mobilità territoriale e professionale per il personale docente ed ATA e dell’OM 183/2020 per i docenti di religione è significativa di un modo di intendere le relazioni sindacali da parte del Ministero che si conferma strada facendo, lasciando “sconcertati” per usare le parole del segretario generale Francesco Sinopoli.
L’assenza quasi totale di interlocuzione, il mancato rispetto degli impegni presi, la comunicazione notturna dell’avvenuta firma sui social nemmeno contestuale all’informativa alle organizzazioni sindacali, delineano un inedito comportamento dell’amministrazione rispetto agli ultimi anni e un drammatico ritorno ad un sistema di disintermediazione delle rappresentanze che non si ricordava più dai tempi della legge 107/15.
Durante l’incontro del 5 marzo, già in notevole ritardo sulla normale tabella di marcia, il Ministero ci aveva presentato i contenuti dell’ordinanza leggendo un testo in bozza, ma chiedendo anche di far pervenire le nostre osservazioni per poter valutare possibili correttivi e miglioramenti al testo, nonché refusi ancora presenti.
In quella occasione avevamo presentato, anche per iscritto, alcune richieste specifiche:
- riaprire il contratto ai sensi dell’art.1 co.4 del CCNI mobilità 2019-2022 essendo intervenuta la L.145/18 a modificare la possibilità di accesso alla mobilità per i docenti neoassunti da concorso (DDG 85/18 e DM 631/18);
- la deroga al blocco quinquennale di permanenza sulla scuola imposto per legge in quanto elemento discriminante perché riferito ad un solo canale di reclutamento; i docenti interessati, tra l’altro, ricadono in questo provvedimento a causa di un ritardo dell’amministrazione nella pubblicazione delle graduatorie di merito dei concorsi regionali.
La sospensione del vincolo sulla mobilità territoriale, la ritenevamo, e la riteniamo ancora oggi, una misura di sostegno ai lavoratori, particolarmente necessaria nell’attuale situazione di gestione dell’emergenza: consentire a tutti di accedere in modo volontario alle domande di trasferimento, secondo regole e quote contrattualmente stabilite, rappresenta una risposta alle attese delle persone e una possibilità di ricongiungimento alla famiglia, ai figli e alle esigenze di assistenza (anche alla disabilità grave), nella prospettiva di quella forte incertezza che ci aspetta dopo questa fase.
Sulle date inizialmente presentate, come FLC CGIL, ma anche insieme alle altre organizzazioni di categoria, avevamo chiesto di rivedere i tempi e le modalità dell’ordinanza per garantire – prevedendo anche delle procedure più snelle – una mobilità rispettosa delle misure messe in atto dal Governo per contrastare ogni possibile conseguenza da contagio del coronavirus.
Inoltre la FLC CGIL aveva evidenziato che per i docenti che saranno stabilizzati sui posti di Quota100, resi disponibili solo dopo le operazioni di mobilità e reclutamento 2019/2020, è necessaria una sequenza contrattuale specifica che permetta di evitare disparità di trattamento causate da interventi di legge restrittivi o comunque discordanti.
Sulla base di queste argomentazioni, l’amministrazione si era riservata qualche giorno per alcuni approfondimenti di natura legislativa.
Nonostante la promessa della verifica politica, che implicava anche il rispetto del verbale di conciliazione del 19 dicembre 2019, il Ministero dell’Istruzione dal 5 marzo non ha più dato alcun riscontro e, ignorando tutte le nostre puntuali richieste, ha scelto la via diretta della pubblicazione delle OM, preceduta da una comunicazione via social di avvenuta firma da parte della ministra Azzolina.
Resta un giudizio estremamente negativo sulla modalità di gestione di questo snodo cruciale della vita lavorativa del personale scolastico a cui si aggiunge anche un’arroganza del tutto fuori luogo in questo momento perché irrispettosa del personale e delle organizzazioni sindacali che ne rappresentano gli interessi: questo modo di procedere non tiene conto del contesto, della necessità di confrontarsi con i sindacati, del fatto che convergere sulle decisioni evita i conflitti, dell’impatto che ha la mobilità su un numero enorme di persone, delle speranze che ogni lavoratore pone dietro un atto amministrativo.
Pur comprendendo la necessità di garantire l’avvio del prossimo anno scolastico, riteniamo che lo strumento adottato non risolva le criticità presentate e anzi aumenta gli elementi di disparità.
Di tutto questo non potrà che accollarsene la responsabilità il Ministero, a tutti i suoi livelli.