Il caso del Comune di Lodi, guidato dalla sindaca della Lega e dalla sua Giunta, che introducendo una modifica al Regolamento per le prestazioni sociali ha di fatto prodotto e attuato una discriminazione per chi non è cittadino dell’ unione europea.
I bambini appartenenti a famiglie di origini senegalesi, kenyote, ecuadoregne, peruviane, ecc., non alle famiglie dell’unione europea, devono presentare certificazioni dei paesi di origine in merito a redditi o beni immobili nel proprio paese anche quando questi non ci sono. Salvo alcuni Paesi, la certificazione richiesta dalla sindaca di Lodi è impossibile ottenerla, con la conseguenza che queste famiglie devono pagare l’aliquota massima per mensa e scuolabus che risulta però insostenibile nelle condizioni economiche in cui versano queste famiglie.
Così a Lodi oltre duecento bambini che frequentano la scuola dell’infanzia sono esclusi dal servizio mensa, dallo scuolabus perché i loro genitori, stranieri non comunitari, non possono dimostrare la loro condizione di ristrettezze economiche non solo in Italia, ma anche nel paese di provenienza.
Dietro non c’è la normativa a cui attenersi ma c’è una campagna non solo discriminatoria verso i “non italiani” (che, però, non riguarda i cittadini di altri paesi europei) ma una segregazione all’ interno di una scuola dell’infanzia tra bambini di 3/5 anni dove viene negato ad alcuni bambini di mangiare in refettorio e usufruire del pasto, mandandoli in un’ aula a parte a mangiare il panino portato da casa.
Il clima che si è creato nel Paese è una strisciante condivisione verso l’odio razziale, la caccia al diverso, la difesa della “razza” e subito agli occhi ritornano immagini terrificanti, nell’indifferenza e assenza di reazione nelle persone. Come è possibile attuare una discriminazione nella scuola pubblica, dove la mensa è attività didattica, e dividere bambini di 3-4-5 anni per condizione sociale, economica o di provenienza? Separati in aule diverse e separati nel cibo da mangiare. Bambini umiliati a scuola.
Vergognoso! E il ministro perché non interviene per garantire i diritti dell’infanzia e dell’istruzione? La scuola deve reagire, fare sentire la propria voce, continuando ad insegnare la tolleranza, la solidarietà, la difesa di principi di umanità, di civiltà e democrazia.
Non bastano i diritti scritti nelle Carte fondamentali: la Costituzione, la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, la Dichiarazione universale dei diritti umani, la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. Dobbiamo far sì che la politica innanzitutto le rispetti e i cittadini siano consapevoli che questi principi, diritti e valori ci hanno consentito dal dopoguerra ad oggi di vivere in pace e creare una democrazia e una società civile che ha imparato sulla sua pelle la povertà, la guerra, l’emigrazione.
E a chi sostiene che questo serve per stanare i furbetti (i poveracci?) o a chi pensa che l’assistenza, la scuola, gli ospedali vadano prima agli italiani, pongo una domanda: ma non è che tra i furbetti non ci sono anche piccoli o grandi evasori italiani, che fanno mancare 200 miliardi allo Stato italiano, miliardi che garantirebbero a tutti risorse per scuola, sanità, pensioni, assistenza e meno disuguaglianza in questo Paese?
Tobia Sertori
segretario generale FLC CGIL Lombardia