Con sentenza, pronunciata il 7 luglio scorso, il Tribunale ha condannato l’ASST Lecco per aver imposto a un infermiere di sala operatoria turni di pronta disponibilità oltre i limiti fissati dal contratto collettivo nazionale della sanità pubblica 2019–2021: un meccanismo reiterato, durato anni. Il Giudice, dando ragione alla vertenza sostenuta dalla Fp Cgil Lecco, ha imposto all’Azienda socio sanitaria territoriale il pagamento di un’indennità oraria pari al doppio di quella prevista contrattualmente per ogni turno svolto oltre il settimo al mese, a partire da gennaio 2023.
Una sentenza che riconosce la fondatezza della vertenza, e inchioda l’azienda alle sue responsabilità. L’articolo 44 del contratto nazionale Sanità pubblica 2019–2021 stabilisce, infatti, che la pronta disponibilità è un servizio di reperibilità, con turni di norma di 12 ore, da limitare ai notturni e festivi e pone un limite preciso: massimo sette turni mensili per dipendente. Questo tetto in ASST è stato costantemente superato: fino a tredici turni in un mese, anche durante le festività. Ma la reperibilità non va usata come tappabuchi a oltranza!
Questo risultato è stato possibile anche perché il CCNL 2019–2021 poneva un limite chiaro e inderogabile ai turni di pronta disponibilità. Con l’ultimo rinnovo, che la Fp Cgil non ha firmato, quel limite è stato reso più incerto, lasciando spazio a deroghe e margini interpretativi che rischiano di normalizzare l’abuso: un passo indietro per i diritti.
Il Tribunale ha accertato anche che all’infermiere non è stata riconosciuta l’indennità di vestizione prevista dall’articolo 43, comma 11 del contratto. La norma stabilisce, infatti, che, quando la divisa è obbligatoria per motivi igienico-sanitari e viene indossata all’interno della sede, il tempo dedicato alla vestizione rientra nell’orario di lavoro. Ebbene il Giudice ha riconosciuto il diritto del lavoratore all’indennità di vestizione e svestizione, per ogni giornata lavorativa effettuata dal 1° novembre 2022 al 16 gennaio 2025.
La recente vittoria in Tribunale vale da monito: un’organizzazione sbagliata non danneggia solo chi è più esposto, danneggia l’intero sistema, logorando la tenuta stessa dei servizi. Ma noi non ci accontentiamo di farci giustizia in tribunale. Servono assunzioni vere, turni sostenibili, un’organizzazione che rispetti i contratti e le persone, perché chi cura, deve essere messo in condizione di farlo. Ragion per cui la nostra lotta dovrà continuare: nei luoghi di lavoro, per impedire che l’emergenza diventi regola; nella contrattazione, per ripristinare limiti certi e tutele vere; nelle piazze e nei tribunali, ogni volta che sarà necessario