Mercoledì 28 febbraio si è svolta la conferenza stampa di presentazione de “La Lombardia SiCura”, una campagna promossa da associazioni, sindacati e partiti politici per dare voce ai cittadini lombardi sul tema della sanità attraverso una raccolta firme da inviare a Regione Lombardia. L’iniziativa nasce a seguito della decisione, da parte del Consiglio Regionale, di dichiarare inammissibile la proposta di referendum avente l’obiettivo di abrogare quelle parti della Legge sanitaria regionale n. 33/2009 che stabiliscono l’equivalenza tra sanità pubblica e privata. In attesa che il Tribunale ordinario di Milano si pronunci sul ricorso presentato contro questa bocciatura, i soggetti promotori hanno deciso di muoversi su un altro fronte, per dimostrare che le persone non sono disponibili a tollerare ulteriormente le distorsioni del sistema sanitario regionale.
In base alla nostra Costituzione, la programmazione e la gestione delle politiche sanitarie sono di competenza regionale, a partire dai LEA individuati dallo Stato. Le scelte politiche sbagliate di Regione Lombardia negli ultimi trent’anni hanno prodotto liste d’attesa infinite, diseguaglianze per reddito nell’accesso alle cure, smantellamento della medicina territoriale, sbilanciamento verso un privato che si muove spinto solo da una logica di profitto, incapacità di garantire le prioritarie azioni di prevenzione (es. sicurezza sul lavoro), peggioramento delle condizioni di lavoro degli operatori sanitari. Per far fronte a tutti questi problemi, la petizione si concentra su 5 punti:
1 – Istituzione di un Centro Unico di Prenotazione (CUP), che dovrà disporre delle agende di tutte le strutture pubbliche e private contrattualizzate e potrà così fissare visite ed esami nel territorio di residenza del cittadino. Le strutture private contrattualizzate saranno obbligate a consegnare le proprie agende, pena la sospensione dei contratti.
2 – Abbattimento delle liste d’attesa da perseguire attraverso: controlli periodici per verificare che non siano chiuse le agende (pratica vietata) e che non vi sia alcun tentativo di trasferire la richiesta del cittadino dal pubblico al privato; interruzione temporanea dell’intramoenia nelle strutture sanitarie che non rispettano i tempi d’attesa indicati sulle prescrizioni.
3 – Soppressione della pratica dei medici a gettone, stabilizzazione a tempo indeterminato del personale sanitario precario, nuove assunzioni e valorizzazione, anche economica, del lavoro di tutti gli operatori sanitari.
4 – Prevedere, per gli ospiti delle RSA e delle ASP, che la copertura dei costi sanitari sia interamente a carico di Regione Lombardia, sgravando così le rette delle famiglie.
5 – Potenziamento dei servizi territoriali e in particolare di consultori pubblici, servizi di salute mentale, medicina del lavoro, servizi di prevenzione, sicurezza alimentare.
Nel territorio lecchese la situazione è particolarmente critica: nel 2023, tra pensionamenti per raggiunti limiti di età ma soprattutto per dimissioni volontarie e richieste di trasferimento, dall’ASST Lecco se ne sono andati 244 operatori su un totale di poco più di 3mila dipendenti; il Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura (SPDC) dell’ospedale “Mandic” di Merate è chiuso e quello del “Manzoni” di Lecco rischia la stessa fine; il punto nascita di Merate ha la sorte segnata. I cittadini sono arrabbiati e rassegnati al fatto che per curarsi, diritto fondamentale sancito dalla Carta costituzionale, sia necessario pagare se non si vogliono attendere mesi o addirittura anni.
La raccolta firme avrà inizio ufficialmente venerdì 1° marzo e coinvolgerà i luoghi pubblici, con banchetti e presidi nelle piazze e nei mercati, e i luoghi di lavoro.