Ho letto con interesse l’intervento di Guido Puccio, pubblicato sul giornale La Provincia di martedì 20 marzo, e condivido gran parte delle considerazioni da lui svolte. Rimane aperta una questione che anche Guido Puccio non affronta ma che è importante per il futuro di tante persone, in particolare dei giovani.
Perché a fronte di dati positivi registrati ormai da diverso tempo (uno sviluppo che come dice Puccio “non conoscevamo da almeno 10 anni”) sia in termini di produzione, ordinativi e export, non si registra analoga crescita qualitativa dell’occupazione?
Perché ciò che sta avvenendo su questo versante è che in realtà l’occupazione continua ad essere sempre più precaria e a termine. Cresce si in termini quantitativi ma peggiora da un punto di vista della qualità.
I dati, anche del nostro territorio sono chiari, sia con riferimento al consuntivo 2017 che alle previsioni di assunzione da parte delle imprese per i primi mesi del 2018 (indagine Excelsior).
E cioè che il 25% delle assunzioni previste saranno contratti atipici attraverso agenzie interinali (per la gran parte si tratta di contratti in somministrazione per un periodo inferiore ai 6 mesi), e che solo il 40% dei contratti di assunzione diretta da parte delle imprese è e sarà a tempo indeterminato (peraltro con contratto a tutele crescenti).
Questi dati non riguardano solo i settori tradizionalmente più esposti, come il terziario, alla precarizzazione del lavoro (addirittura in questi settori i dati sono ancora peggiori).
Questi dati riguardano proprio il settore industriale e manifatturiero, quel settore che cresce di più, sia rispetto alla media regionale e nazionale, e che, per dirla con Guido Puccio, rappresenta ancora la vocazione produttiva prevalente del nostro territorio.
Io non penso sia solo effetto dei processi di innovazione tecnologica, anche se un effetto sulla qualità dell’occupazione lo si vede con la sostituzione graduale del lavoro con processi di digitalizzazione e automazione.
C’è una scelta esplicita delle imprese che, a fronte di una crescita evidente di produttività, non investono in una buona occupazione di qualità.
Il tema del lavoro e della sua qualità non può essere considerato marginale visto che riguarda e coinvolge la vita di tante famiglie ed a questo problema vanno date risposte sia in termini di politiche nazionali che territoriali.
Io penso che si debbano orientare le risorse che vanno alle imprese (e sono tante soprattutto nell’ambito del pacchetto impresa 4.0) verso la creazione di buona occupazione, favorendo le assunzioni a tempo indeterminato. A tal fine non sono sufficienti gli sgravi contributivi oggi previsti.
Va inoltre redistribuita anche a favore del lavoro la crescita di produttività che si sta determinando, attraverso aumenti salariali significativi, a partire dalla contrattazione di secondo livello.
Infine, a fronte di profonde trasformazioni tecnologiche in atto, serve un piano straordinario di formazione continua rivolta ai lavoratori.
Qualità del lavoro, insieme a istruzione e infrastrutture devono diventare oggetto di impegno delle parti sociali e della politica di questo territorio e su questo condivido l’invito di Guido Puccio ad organizzare occasioni periodiche di confronto e verifica.
Wolfango Pirelli
Segretario Generale CGIL Lecco