Assemblea fuori dai cancelli della Limonta di Costa Masnaga nella giornata di giovedì dalle 12.15 alle 15.15. L’iniziativa si colloca nell’ambito di una serie di rivendicazioni avanzate dai lavoratori, dopo quattro ore di sciopero già effettuate con la partecipazione pressoché totale dei dipendenti nei reparti produttivi. Come si legge dal comunicato firmato dalle rsu aziendali e da Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil, i lavoratori rivendicano infatti una giusta revisione dei valori del premio di risultato legato alla qualità che tenga conto dei cambi di mix produttivo e dei maggiori margini aziendali, spazi idonei per consumare il sacchetto mensa per i lavoratori del secondo e terzo turno o, in alternativa, una giusta compensazione economica.
Chiedono inoltre che le trattative e discussioni già fatte per definire i giusti livelli di inquadramento dentro l’azienda diventino un accordo aziendale e non restino nei cassetti della direzione per un utilizzo a spot ed unilaterale, ma anche una maggior attenzione ai carichi di lavoro che causano stress e portano ad una esasperazione dei rapporti interpersonali le cui conseguenze ricadono poi tutte su di loro. “In sostanza si richiede di ristabilire non solo corrette relazioni industriali, ma anche il rispetto della dignità di lavoratrici e lavoratori che quotidianamente si impegnano all’interno dell’azienda e che ne garantiscono le elevate performance economico finanziarie” è scritto sulla nota.
“Al di là delle questioni economiche la cosa peggiore è l’atteggiamento che l’azienda tiene nei confronti dei dipendenti – afferma il segretario generale di Filctem Cgil Lecco Nicola Cesana –. Abbiamo sottoscritto un premio di risultato due anni fa, pensando che quell’integrativo aziendale potesse in qualche modo aggiungere soldi ai dipendenti, perché nell’ultimo bilancio la sola Limonta di Costa Masnaga Garbagnate Monastero ha fatto 145 milioni di euro di fatturato e 15 milioni di euro di utile netto. Il premio legato al Mol è aumentato e quello legato al Peq è diminuito. Come se per l’azienda la redistribuzione della ricchezza attraverso il contratto integrativo aziendale dovesse essere a saldo zero. A noi questo non va assolutamente bene”.