L’ultimo saluto a Giuseppe Voltolini, segretario generale della Cgil Lecco dal 1967 al 1970

L’ultima volta che ho incontrato Giuseppe è stato durante l’inaugurazione della mostra sull’Autunno Caldo, sugli scioperi del 1969, promossa dalla Cgil di Lecco insieme all’associazione Pio Galli, patrocinata dal Comune di Lecco. Quando gli abbiamo chiesto di portare la sua testimonianza in quell’iniziativa, essendo stato segretario generale della nostra Camera del Lavoro proprio in quegli anni ha risposto di sì. Averlo avuto con noi durante l’inaugurazione è stato emozionante, proprio perchè Giuseppe avveva vissuto quegli anni da protagonista.

Anni fondamentali per la vita delle persone. La stagione dei contratti del 1969 è passata alla storia come Autunno Caldo. Cambiò in maniera sostanziale la vita degli italiani e non solo quella delle lavoratrici e dei lavoratori. Quel periodo è stato importante non solo per la nascita dello Statuto dei Lavoratori, ma anche per i cambiamenti che ridisegnarono il profilo sociale dell’Italia. Una stagione di risveglio civile che ha accompagnato il nostro Paese, in cui i movimenti studenteschi si sono uniti con quelli dei lavoratori. Una stagione di unità sindacale apertasi con le rivendicazioni contrattuali.

È giusto ringraziare e ricordare Giuseppe, per la sua passione e per la sua umiltà, messe a disposizione degli altri. Un uomo che ha costruito il suo carattere anche attraverso l’asprezza degli anni di prigionia in un campo di lavoro in Germania durante la guerra.

Ricordarlo è anche un dovere, perché ha contribuito attivamente a migliorare la vita delle persone attraverso il mondo sindacale, durante anni duri, difficili, in cui le mobilitazioni erano all’ordine del giorno.

Il 12 dicembre del 1969, mentre era segretario generale a Lecco, scoppiò la bomba a piazza Fontana e iniziò la strategia della tensione. In quel frangente il Paese dovette fare i conti con le infiltrazioni terroristiche nelle fabbriche. Non furono periodi facili, ma grazie anche a lui e a tutte le articolazioni della Cgil e del sindacato unito si riuscì a superarli.

In quegli anni il sindacato prese posizioni nette schierandosi contro la violenza reazionaria, a sostegno delle istituzioni repubblicane. Un periodo storico tormentato, stressato da un disegno eversivo che tendeva alla destabilizzazione o al disfacimento degli equilibri costituiti. Lo scopo era quello di creare le condizioni perché fosse giustificabile una politica di conservazione. Il sindacato assunse una posizione molto ferma contro la violenza e il terrorismo.

Durante il suo periodo a Lecco, Giuseppe ha guidato la Cgil nelle mobilitazioni. In quel periodo aumentarono gli scioperi, le lotte, la contrattazione aziendale. Giuseppe ha anche assistito all’arresto e alla carcerazione dell’amico e compagno di segreteria Giulio Foi, portato via solo perché stava partecipando a un picchettaggio.

Il 23 ottobre 1969 portò in piazza Garibaldi migliaia di persone, lavoratrici, lavoratori, studentesse e studenti, tutti uniti in un unico obiettivo: le riforme. In quel caso si chiedeva, tutti insieme, una politica per la casa e per gli affitti, per una riforma del fisco, della sanità e per un calmierare i prezzi.

Le compagne e i compagni lo ricordano piacevolmente. Spesso veniva a trovarci, arrivava nella sede della Cgil con la sua moto saliva in ufficio e dopo aver appoggiato il suo casco da qualche parte si metteva a chiacchierare con tutte le persone che incontrava. Questo gli permetteva di respirare ancora aria di casa.

Giuseppe era un uomo molto colto e lucido nelle sue idee, capace di affrontare qualsiasi argomento sia di carattere generale che politico. Per lui la curiosità era il pane quotidiano e diceva sempre che è necessario leggere almeno due giornali al giorno. E se sono di indirizzo diverso è anche meglio. Questo per avere anche punti di vista differenti di come si possono affrontare i problemi e di converso le soluzioni.

Un impegno continuo che l’ha visto legato alla Cgil fin da quando lavorava alle Acciaierie Falck di Sesto San Giovanni. Fu poi licenziato perché partecipò nel 1954 ad uno sciopero contro la guerra in Corea. Nel 1958 entrò nella Fiom di Sesto San Giovanni, per poi passare nel 1962 a dirigere la Camera del lavoro di Sondrio. Nel 1967 diventò Segretario Generale della Camera del Lavoro di Lecco. Nel 1970 gli venne chiesto di guidare la confederazione bergamasca. Sempre con spirito di militanza e di appartenenza accettò di andare a Roma, dove diresse la Federazione Nazionale Artisti e la rivista Arti Figurative. Con questo incarico terminava l’esperienza sindacale

Sono molti i sacrifici quando si sceglie di fare il sindacalista, ma anche le soddisfazioni sono tante. Come aiutare le persone in difficoltà. Questo lo diceva anche quando ha ricoperto la carica di difensore civico a Valmadrera. Lui era orgoglioso di stare al fianco delle persone più deboli. Lo vedeva come un privilegio. Si sentiva privilegiato anche quando organizzava iniziative in ambito sociale, oppure rappresentava l’ANPI in iniziative istituzionali.

Sono sicuro che sarebbe stato capace di consigliare anche alle attuali giovani generazioni di sindacalisti come affrontare il mondo del lavoro, pur cosi profondamente cambiato rispetto a cinquant’anni fa.

A nome della Cgil, tutta, ti ringrazio e ti saluto.

Ciao Giuseppe, che la terra ti sia lieve!

 

Diego Riva
Segretario Generale Cgil Lecco

 

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