Prosegue lo sciopero alla Maggi catene. Da ieri mattina quasi tutti i 53 dipendenti dell’azienda metalmeccanica di Olginate sono fuori dai cancelli per un presidio organizzato da Fiom Cgil Lecco, Fim Cisl Monza Brianza Lecco e Uilm del Lario. Il rischio che corrono i lavoratori è quello di perdere gran parte dei fondi pensionistici. “La nostra richiesta riguarda il credito che i dipendenti hanno presso l’azienda – afferma Elena Rossi, sindacalista della Fiom –. Parliamo principalmente del Tfr (destinato al fondo Cometa), perché nel piano concordatario l’azienda ha previsto che questo credito sia stato declassato tra i chirografi. Se dovesse passare questo progetto i lavoratori prenderebbero solamente il 27,8% del proprio Tfr. È la prima volta che viene presentato un piano che prevede una richiesta simile, infatti nei concordati i crediti dei dipendenti sono sempre soddisfatti al 100%. Non accettiamo questa proposta. I dipendenti della Maggi vantano anche un credito di cinque stipendi”.
Il piano concordatario è stato richiesto dall’azienda all’inizio del 2018, poi depositato a luglio. La relazione del commissario è uscita qualche giorno fa e fra qualche settimana ci sarà l’adunanza dei creditori. Intanto domani, alle 11, ci sarà il presidio fuori dalla sede lecchese di Confindustria, con i rappresentanti sindacali che incontreranno i vertici dell’associazione degli industriali per tentare di modificare il piano. L’obiettivo dell’azienda è ripianare i debiti in continuità.
“È però importante salvaguardare queste forme di credito, perché da sempre tutti i soldi dei lavoratori sono garantiti al 100% – sottolinea Giuseppe Cantatore, segretario organizzativo Fiom Cgil Lecco –. Se dovesse passare un messaggio diverso avremmo un precedente pericoloso. Si sacrificherebbero i crediti dei dipendenti per salvare gli imprenditori indipendentemente dai risultati derivanti dalla gestione dell’azienda”. Per questo tutta la Cgil Lecco sta monitorando la situazione.
“La questione è delicata e complessa – spiega Maurizio Oreggia, segretario generale della Fiom Cgil Lecco –. Ci sono due fattori importanti: da una parte la situazione dell’azienda e dei lavoratori da gestire, dall’altra non possiamo permettere che in un piano concordatario questi crediti vengano declassati. Il Tfr è una stampella per la vecchiaia. Stiamo parlando di soldi che il lavoratore potrà utilizzare quando vivrà una situazione di debolezza, indotta anche dalle riforme pensionistiche che non hanno più le garanzie di salvaguardare il potere d’acquisto delle persone”.