No Pillon: la lettera di Cgil, Cisl e Uil alle forze politiche locali e al prefetto

In relazione alla ripresa della discussione in Commissione Senato del disegno di legge n. 735 (DDL Pillon) “Norme in affido condiviso, mantenimento diretto e garanzia di bigenitorialità”, Cgil Lecco – Cisl Monza Brianza Lecco e Uil del Lario, esprimono la loro contrarietà ad un testo così articolato che propone un modello di famiglia anacronistico e soluzioni precostituite che non si adattano ai diversi casi di separazione.

Il testo inoltre evidenzia una logica “adultocentrica”, contraria all’interesse del minore, considerato di fatto come un “bene materiale” da dividere a metà e non una persona. I figli non possono in alcun modo essere usati per riaffermare una sorta di nuova patria potestà o, nella peggiore delle ipotesi, per costringere le donne a rinunciare a scelte di libertà, come può essere quella chiudere una relazione, persino quando violenta.

La condivisione della responsabilità genitoriale anche in caso di separazione, così come previsto dalla risoluzione n. 2079 del 2015 del Consiglio d’Europa, che consiglia agli stati membri di adottare legislazioni che assicurino l’effettiva uguaglianza tra padre e madre nei confronti dei propri figli (l’affido materialmente condiviso riguarderebbe in Italia solo il 3-4 % dei minori, mentre in altri paesi come il Belgio e la Svezia sarebbe, rispettivamente, del 20 e 25%), va perseguita ma non certo in questo modo.

In particolare i punti più controversi del testo riguardano:
– Mediazione familiare in presenza di figli minori: la mediazione familiare è uno strumento positivo, ma non può essere obbligatoria, in particolare nei casi in cui la separazione sia dovuta a violenza domestica o comunque in presenza di reati. L’obbligo della mediazione familiare va infatti contro l’articolo 48 della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla Prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica. Dovrebbe invece essere previsto un servizio di mediazione ad accesso libero e gratuito, per non creare disparità tra famiglie in ordine alle loro disponibilità economiche. La nostra preoccupazione è che, rimanendo l’attuale formulazione, si rischia un grave arretramento per le libertà e i diritti civili delle donne, in particolare delle donne e dei- minori vittime di violenza. Con l’introduzione della mediazione obbligatoria, infatti, si compromette e si ostacola l’emersione dalla violenza.

– Cancellazione assegno di mantenimento e mantenimento diretto dei figli: la suddivisione delle spese di sostentamento della prole ignora le disuguaglianze presenti tra i due generi. Qualsiasi proposta di legge che intenda riformare il regime di affidamento dei figli in caso di separazione, non può non tenere conto della oggettiva situazione di difficoltà che vivono molte donne nel nostro Paese, dove il tasso di partecipazione al lavoro è di gran lunga inferiore a quello medio dell’Unione Europea ed esiste un marcato gap salariale di genere. Non è infatti sufficiente che il Piano Genitoriale, in cui viene indicata la misura e la modalità con cui ciascuno dei genitori provvede al mantenimento diretto dei figli sia per le spese ordinarie che per quelle straordinarie, consideri “la valenza economica dei compiti domestici e di cura assunti da ciascun genitore”, perché la struttura della riforma e del mantenimento diretto è impostata tenendo presente una realtà ben diversa da quella attuale.

– Introduzione del “doppio domicilio”: la previsione automatica e obbligatoria dei tempi di permanenza presso ciascun genitore – minimo dodici giorni al mese – rimanda ad una concezione del minore come un bene materiale da dividere a metà e non considera le esigenze di stabilità e serenità di un bambino. Occorre inoltre considerare il fatto che non tutte le coppie di genitori hanno la possibilità economica di avere due case contigue e, quindi, adatte alla flessibilità degli spostamenti dei figli e ai tempi di vita e di lavoro conciliati in modo predefinito.

– Alienazione parentale: con questo termine, peraltro in assenza di riscontri scientifici univoci, vengono identificati dal legislatore i casi di manipolazione dei minori da parte di un genitore. Anche in questo caso, affermiamo che deve essere riconosciuto come prioritario il superiore interesse del minore. In particolare non è corretto supporre che il rifiuto di un minore di incontrare un genitore sia comunque e sempre da imputare al condizionamento dell’altro. Il minore ha il diritto di rifiutarsi di mantenere un rapporto con un genitore che sia inadeguato o che lo abbia esposto a situazioni di violenza domestica. Ogni caso deve avere la possibilità di essere gestito senza automatismi. Inoltre riteniamo sbagliato avviare una discussione in merito a queste tematiche molto importanti e sensibili senza un ampio confronto nelle istituzioni e con la società civile, per di più nel mese di agosto.

Cordiali saluti.

Il Segretario Generale Cgil Lecco
Diego Riva

La Segretaria Generale Cisl Monza Brianza Lecco
Rita Pavan

Il Segretario Generale Cst Uil del Lario
Salvatore Monteduro

 

 

Lettera alle forze politiche ddl Pillon
Lettera al Prefetto di Lecco ddl Pillon

 

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