Sono oltre 27mila le pratiche svolte dal Patronato Inca Cgil Lecco in tutto il 2020. Un dato importante che dimostra come gli uffici abbiano sempre lavorato, anche durante i momenti più duri della pandemia. Nelle 17 sedi in provincia il patronato ha evaso 27.213 pratiche. Di queste, 10.027 hanno riguardato il sostegno al reddito, di cui 3.350 disoccupazioni, 5.048 assegni familiari e 824 altri bonus. Non solo, sono state eseguite anche 3.242 pratiche di pensioni, 805 di congedi parentali, 180 di congedi parentali per Covid, 883 di pratiche per migranti, 390 di bonus Covid e 540 di reddito di emergenza. Inoltre, da ottobre a dicembre, sono state evase 213 domande di reddito di cittadinanza.
“Si tratta di numeri molto importanti, perché dietro ogni pratica c’è una persona con un bisogno – afferma il direttore del Patronato lecchese Antonio Galli –. Noi abbiamo continuato a dare assistenza a chiunque e non ci fermiamo”. Un punto centrale riguarda le pensioni. “La legge di Bilancio 2021 ha prorogato due misure importanti per anticipare il pensionamento – prosegue –: Ape Sociale e Opzione donna. Chiunque fosse interessato può venire nei nostri uffici per la verifica della posizione contributiva”.
Diego Riva, segretario generale della Cgil Lecco sottolinea che “nel periodo di emergenza sanitaria, l’Inca è stato un punto di riferimento per le persone che avevano bisogno”. E parlando di pensioni spiega come non ci sia solo il tema di Quota 100, “che è stata solo una piccola modifica alla riforma Fornero del 2011, ma serve modificarla proprio nel suo cuore, perché non ha dato risposte a nessuno, ne ai giovani, ne alle donne ne ai precari. A livello nazionale, insieme a Cisl e Uil, abbiamo presentato dei percorsi di revisione complessiva del sistema pensionistico”.
Riva parla anche della complicata situazione politica attuale: “Nei prossimi mesi ci sarà una situazione complicata e non ci stancheremo mai di dimenticare che serve una riforma degli ammortizzatori sociali. Il nuovo governo dovrà affrontare fin da subito questi argomenti perché il 31 marzo termina il blocco dei licenziamenti e c’è la necessità oggettiva di prorogarlo fino a quando il nostro Paese non sarà in grado di avere uno strumento universale per tutelare le persone in difficoltà. È necessario creare lavoro, bisogna riformare le politiche attive, potenziando la formazione per restare al passo con i tempi. Inoltre è necessario fin da subito mettere risorse importanti a sostegno dei percorsi di riqualificazione. In futuro cambieranno i processi e i prodotti e quindi sarà necessario investire sulla formazione continua e soggettiva. Questo ci viene imposto anche dalla scienza che dice che il pianeta non regge più e quindi entro il 2030 dovremmo ridurre del 55% l’anidride carbonica”.