Sono passati due anni dalla scomparsa di Giuseppe Pino Galbani. La mattina di Natale del 2016 l’operaio sopravvissuto alla deportazione nel campo di concentramento di Mauthausen si è spento all’età di 90 anni. Nato il 10 ottobre 1926 a Ballabio, iniziò a lavorare sedicenne alla Rocco Bonaiti di Castello di Lecco. Il 7 marzo 1944 partecipò agli scioperi e, per questo, fu arrestato dalla polizia fascista e deportato.
Riuscì a tornare a casa nel giugno dell’anno successivo, riprese quindi il lavoro e l’attività sindacale, come delegato di fabbrica e come membro del comitato provinciale della Fiom Cgil. Fu quindi autore di memorie sulla deportazione e, a partire dal 1995 iniziò ad andare nelle scuole e a portare la sua testimonianza di deportato. Nel 1999 pubblicò con Angelo De Battista il volume 58881 Pino Galbani, un diciottenne nel lager di Mauthausen-Gusen.
La Cgil Lecco ricorda Pino, che è considerato un simbolo della libertà, della fermezza di spirito, ma anche della riconciliazione. Molti sono stati i momenti di formazione culturale e di iniziative contro il nazifascismo alla quale Pino ha partecipato. Quando era invitato a intervenire sapeva trasmettere quelle emozioni e quei sentimenti che solo grandi uomini hanno la capacità di riuscirci. Era capace di parlare in modo semplice ed efficace di Resistenza, di Costituzione e dei suoi valori. Ora tocca anche a noi, in un quadro generale difficile come quello attuale, non disperdere i suoi insegnamenti e quanto ereditato.