La cultura della legalità è la preoccupazione attiva che a tutti sia assicurato uno spazio di dignità e di libertà, è il fondamento del rispetto per gli altri e il terreno su cui cresce la giustizia sociale. È, anche e soprattutto, la capacità di scandalizzarsi di fronte a un’ingiustizia e il proposito di reagire con responsabilità sociale e pone le basi per l’esercizio della cittadinanza attiva.
La storia di Peppino Impastato è straordinaria, proprio per questi valori, non solo perché ai tempi fu uno dei pochi a denunciare le realtà mafiose che in molti ancora fingevano di non vedere, ma perché lui stesso proveniva da una famiglia affiliata al crimine organizzato ed ebbe il coraggio di fare una scelta differente. Per lui legalità e giustizia erano valori irrinunciabili e crebbe alimentando idee di responsabilità civile e di impegno sociale. Divenuto giornalista, infatti, Peppino si schierò dalla parte degli oppressi, organizzò proteste e manifestazioni e fondò il circolo Musica e Cultura per dare voce e un’alternativa ai giovani. Il 9 maggio del 1978, mentre l’Italia è sotto choc per il ritrovamento a Roma del cadavere di Aldo Moro, a Cinisi, un piccolo paesino della Sicilia affacciato sul mare a trenta chilometri da Palermo, muore dilaniato da una violenta esplosione ordinata dalla mafia.
Il 9 maggio 2025, alle ore 10 presso il Teatro Invito, la CGIL di Lecco, la FLC e l’Associazione Pio Galli, nel loro impegno per una società di giustizia, libertà e dignità personale, hanno voluto ricordare la figura di Peppino Impastato proponendo a 184 studenti degli Istituti superiori del territorio (Bertacchi, Rota di Calolziocorte, Badoni) e della Consulta provinciale degli studenti e delle studentesse, una rappresentazione teatrale dal titolo AMORE NON NE AVREMO.
Lo spettacolo ci porta alla notte dell’8 maggio 1978: il protagonista, Glauco, un giornalista romano interpretato da Carlo Albè, ripassa l’intervista che il giorno dopo avrebbe dovuto fare a Impastato, senza sapere che quella sarebbe stata l’ultima notte di vita di Peppino. La regia è curata da Riccardo Vannelli.
L’incontro è stato preceduto dall’intervento di Diego Riva, Segretario della Camera del lavoro di Lecco, di Barbara Cortinovis della Segreteria CGIL, di Dario Pirovano dell’Associazione Pio Galli e di Grazia Toscano rappresentante della FLC. Tutti hanno sottolineato come le nuove generazioni debbano essere sentinelle dei diritti, della legalità, del diritto al lavoro, della salvaguardia della libertà. Libertà che deve essere vigile contro i soprusi della mafia e della criminalità organizzata da cui non è immune il territorio lecchese. I ragazzi sono stati invitati a difendere e ad esercitare la libertà.
Oggi è stata anche l’occasione per ricordare, accanto a Peppino Impastato, altre figure alte e forti che hanno lottato per l’onestà, la libertà, la giustizia contro la mafia: Giovanni Falcone, Piersanti Mattarella, Pio La Torre, Rocco Chinnici, Emanuela Loi, Lea Garofalo, per citarne solo alcuni. Queste donne e questi uomini hanno insegnato che la scelta della libertà e della giustizia può essere più importante della propria vita. Le loro storie devono vivere con i giovani e rivivere attraverso la memoria dei giovani perché questi possano imparare a scegliere, in maniera naturalmente etica, da quale parte stare.