Per la prima volta non possiamo celebrare il 25 aprile per strada e nelle piazze. Stiamo combattendo un’altra difficile battaglia, fronteggiando la grave emergenza sanitaria con tanti sacrifici da parte di tutti. Nondimeno è obbligo per noi fare memoria. Fare memoria significa battersi ancora una volta per costruire una reale uguaglianza e una democrazia partecipativa, sul fondamento dei principi e dei valori della Resistenza, delle tante battaglie condotte per l’attuazione della Costituzione.
Dobbiamo ricordare cosa rappresenta il 25 aprile per il nostro Paese e quest’anno ricorre il 75esimo anniversario della Liberazione dell’Italia dall’occupazione nazifascista.
Sarà impossibile sfilare seguendo la banda mentre cantiamo l’Inno di Mameli e Bella ciao per le vie di Lecco, con orgoglio città Medaglia d’argento per la Lotta di Liberazione. Saremo chiusi in casa, ma non per questo dovrà venir meno la consapevolezza che il sacrificio di moltissimi, giovani e meno giovani, ha consentito al nostro Paese di raggiungere mete ardue e insperate.
Innanzitutto la fine della guerra. Una guerra terribile e sanguinosa, accompagnata dall’abominio della Shoah.
Sono passati oltre settant’anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale e dalla Liberazione dal nazifascismo e mai come oggi la pace, bene prezioso donatoci dalla Resistenza italiana ed europea, è in serio pericolo. Occorre perciò riaffermare con maggiore forza il valore ideale e culturale dell’articolo 11 della Costituzione che recita: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
Non c’è una data che stabilisca quando la resistenza iniziò. Come scrisse Piero Calamandrei, “Era giunta l’ora di resistere; era giunta l’ora di essere uomini: di morire da uomini per vivere da uomini”.
La Costituzione è nata dalla Resistenza, fondamento etico e storico dello Stato nel quale viviamo, della Repubblica, della democrazia in Italia.
Ricordiamo la resistenza armata sulle nostre montagne, ma anche gli scioperi, come quelli del 7 marzo 1944, che coinvolsero migliaia di operai nel lecchese come in tutto il Nord Italia. Ricordiamo la figura di Pino Galbani, che, poco più che ragazzo, pagò con la deportazione il suo impegno politico e civile. Ricordiamo che proprio dal mondo del lavoro partì la protesta che nel giro di un anno portò alla fine dell’occupazione. Ricordiamo le conquiste di civiltà rese possibili dalla Resistenza, quali ad esempio l’inclusione a pieno titolo delle donne nella vita politica e sociale del Paese, manifestatasi già nell’Assemblea costituente.
Il 25 aprile è la festa di tutte le italiane e tutti gli italiani. Nessuno escluso. Troppo spesso sentiamo dichiarazioni di propaganda politica che parlano della Festa di Liberazione come ricorrenza divisiva. Non c’è nulla di più sbagliato. La Costituzione è nata dalla Resistenza, fondamento etico e storico dello Stato nel quale viviamo, della Repubblica, della democrazia in Italia.
Il 25 aprile deve rinsaldare in ciascuno di noi gli ideali di democrazia e libertà, nonché un profondo antifascismo, contro i sentimenti di odio, violenza, razzismo e intolleranza che per un ventennio contaminarono l’Italia e che ora non solo riaffiorano ma si manifestano apertamente con protervia e arroganza. Sentimenti anticostituzionali, divisivi, contro i quali lottiamo quotidianamente, perché sia eliminato ogni rigurgito fascista.
Come disse Vittorio Foa, partigiano e padre fondatore della Repubblica Italiana, a un ex repubblichino, che voleva stringergli la mano in aula, “Abbiamo vinto noi e tu sei potuto diventare senatore. Se avessi vinto tu io sarei ancora in carcere”.
Il 25 aprile 1945 è tornata la libertà in Italia e oggi dobbiamo continuare a difenderla con ogni mezzo. Anche rimanendo nelle nostre case.
il Segretario Generale della Cgil Lecco
Diego Riva
il Segretario della Cisl Monza Brianza Lecco
Mirco Scaccabarozzi
il Segretario Generale della Uil del Lario
Salvatore Monteduro
il Presidente di Anpi provinciale di Lecco
Enrico Avagnina