LEGGE DI BILANCIO 2025, TORNA L’AUSTERITÀ E IL GOVERNO LA FA PAGARE AI LAVORATORI

Il giudizio della CGIL sulla Legge di Bilancio 2025, illustrata qualche giorno fa dal Ministro dell’Economia Giorgetti, è negativo. Diverse sono le criticità riscontrate nella manovra, definita “seria e di buon senso” dalla presidente Meloni quando in realtà si tratta di un provvedimento pesantemente condizionato dall’accordo siglato tra il Governo e la Commissione Europea che prevede un aggiustamento strutturale del bilancio pari a 13 miliardi l’anno per i prossimi 7 anni. In altre parole, un nuovo Patto di Stabilità che prevede il ritorno dell’austerità fondata su vincoli fiscali e contrazione della spesa e degli investimenti pubblici, essenziali per fermare un calo della produzione industriale che dura ormai da 19 mesi consecutivi.

Ancora una volta, quindi, i conti li pagano i soliti lavoratori e pensionati, mentre le grandi ricchezze e i proventi dell’evasione fiscale non vengono intaccati. Della tanto decantata tassa sugli extraprofitti delle banche, ad esempio, non c’è più traccia, sostituita da un contributo di solidarietà stimato nell’ordine dell’1-2% degli utili conseguiti negli ultimi 12-24 mesi; una cifra irrisoria rispetto a quanto accumulato dagli istituti bancari grazie al fortissimo aumento dei tassi di interesse, che addirittura non sarebbe un “regalo” ma un prestito che lo Stato dovrebbe restituire alle banche stesse tra il 2027 e il 2029, sotto forma di sgravi fiscali. Allo stesso tempo si prevedono tagli medi del 5% al budget di alcuni ministeri, inclusi quelli della cultura, dell’istruzione, dell’università e dei trasporti: questo significa che molte delle risorse destinate a servizi essenziali per i cittadini saranno ridotte, andando a impoverire ulteriormente il welfare pubblico e penalizzando così le famiglie. Il Governo giustifica questi tagli spiegando che le risorse risparmiate serviranno a finanziare interventi a beneficio di imprese e cittadini, tra i quali la proroga del taglio del cuneo fiscale; un’evidente presa in giro, dal momento che l’aumento del reddito netto in busta paga sarà finanziato dalla riduzione di quei servizi che per i lavoratori rappresentano una forma di salario indiretto.

Diego Riva, Segretario Generale della CGIL Lecco: “Si tratta di una manovra di galleggiamento, senza visione programmatica. Non ci sono interventi per la crescita economica e la competitività del Paese, come dimostra la crisi del settore automotive che ha recentemente portato i metalmeccanici di CGIL, CISL e UIL allo sciopero unitario. Il Governo prepara la strada al ritorno delle politiche di austerità, una ricetta già realizzata in passato e che si è rivelata disastrosa sul piano salariale, occupazionale e di finanza pubblica.” Continua Riva: “Più che a sostenere realmente chi ha sofferto una grave perdita del potere d’acquisto a causa dell’ondata inflattiva, il Governo pensa a fare propaganda attraverso una partita di giro furbesca. Non viene stanziato un solo euro in più per i lavoratori, che pagheranno di tasca propria i benefici derivanti dalla decontribuzione. Che non ci sia la volontà di far recuperare loro il potere d’acquisto perso negli ultimi anni lo dimostrano anche i fondi assolutamente insufficienti messi sul piatto per il rinnovo dei contratti di oltre 3 milioni di dipendenti pubblici. Lo stesso discorso vale per le pensioni: dopo aver peggiorato la Legge Fornero con le ultime due manovre, il Governo pensa ora di colpire i trattamenti previdenziali superiori a quattro volte il minimo, vale a dire cifre intorno a 1.650 euro e quindi certamente non pensioni d’oro. Parallelamente, a dispetto delle roboanti dichiarazione di Meloni, la spesa per il Sistema Sanitario in rapporto al PIL rimane tra le più basse degli ultimi vent’anni. Tutto ciò è stato deciso senza neppure convocare chi rappresenta lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati, che pagheranno il prezzo di una lunga stagione di austerità scaricata per intero sulle loro spalle.” Conclude Riva: “Per evitare che questo accada, la CGIL è determinata a mettere in campo tutte le iniziative di mobilitazione necessarie a cambiare una politica economica miope, che danneggia le fasce popolari e compromette le prospettive di sviluppo dell’intero Paese”.

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