Lecco ricorda gli scioperi del 7 marzo 1944. Nella mattinata di mercoledì è stata ricordata la deportazione dei lavoratori trasferiti nei campi di concentramento dopo aver incrociato le braccia all’interno delle fabbriche. Dopo la messa a Castello il corteo formato prevalentemente dagli iscritti di Cgil, Cisl, Uil e Anpi si è spostato in corso Matteotti per una commemorazione al Parco 7 marzo e successivamente nell’aula magna dell’istituto Bovara. Non è stato dimenticato Pino Galbani, reduce della deportazione, scomparso un anno e mezzo fa, grande testimone dell’occupazione nazifascista.
“Ci sono state persone che hanno deciso di prendere una posizione – afferma il sindaco di Lecco Virginio Brivio –, per questo dobbiamo tenere viva la loro memoria, considerato che abbiamo luoghi e associazioni dedicate a loro”. Il preside dell’istituto Bertacchi Raimondo Antonazzo spiega ai giovani di come sia “fondamentale lo studio della storia e l’importanza di sapere prendere posizioni”. Ne sanno qualcosa gli studenti che lo scorso anno sono stati in viaggio ad Auschwitz. “Vedere il cartello “Arbeit macht frei” dal vivo fa un certo effetto – ricorda Matteo – così come stare negli stessi luoghi dove è avvenuto il genocidio”.
Il giornalista e storico Gianfranco Colombo analizza il periodo e sottolinea come il lavoro di Pino Galbani sia stato prezioso: “Iniziò a raccontare la propria esperienza negli anni ‘80 dopo aver visto alcuni filmati storici inglesi. Così si mise a girare per le scuole parlando degli orrori dei campi di concentramento”.
Rita Pavan, segretaria generale di Cisl Monza e Brianza che parla anche a nome di Cgil e Uil, si concentra sull’attualità: “Bisogna capire il significato del sacrificio dei deportati. Viviamo in una società rancorosa e rabbiosa, ma dobbiamo pensare che la pace è un bene prezioso e ce l’abbiamo anche grazie all’Europa unita. Non dobbiamo tollerare i movimenti razzisti che stanno proliferando in tutto il continente”.