In queste settimane tutti noi, lavoratrici e lavoratori, RSU e Sindacati, stiamo vivendo una situazione di grandissima preoccupazione per il futuro di Tim e dei nostri posti di lavoro. Gli eventi si accavallano, gli scenari mutano continuamente e le preoccupazioni si assommano in un clima pesantissimo. Ci rendiamo conto che, in un quadro così difficile e caotico, sia complicato per tutti portare avanti il lavoro quotidiano. Quello che proprio non capiamo è perché ci si adoperi per rendere la situazione, se possibile, ancora più insostenibile. La mancanza di una prospettiva industriale e la conseguente totale disorganizzazione producono uno stillicidio di soluzioni, quantomeno maldestre, a carico dei lavoratori. E per fare un esempio di come si gestiscono le cose, con più o meno ‘fantasia’, in tanti reparti di TIM, vogliamo spendere qualche parola su quanto sta avvenendo nel mondo del Credito.
È di qualche tempo fa la ‘trovata’ aziendale di imporre ai lavoratori del Credito di contare ad alta voce i secondi che passano dalla partenza della chiamata di sollecito pagamento al cliente al momento in cui si riaggancia (per mancata
risposta). Sarebbero queste le soluzioni per aumentare i ricavi aziendali? È di queste ore un’ulteriore ‘pensata’ per il Credito. Qualcuno ha avuto infatti l’idea di far affiancare i lavoratori dai propri assistenti/responsabili che, muniti di
cronometro, misurano al millesimo ogni fase dell’attività. È con soluzioni come questa che si pensa di innovare e digitalizzare l’organizzazione del lavoro?
Vogliamo essere positivi e immaginare che il tutto servirà almeno a rendere evidente quello che già sapevamo: lavoriamo su sistemi informatici inadeguati. E siamo convinti che, come per la prima ‘trovata’, anche questa seconda ‘pensata’ verrà archiviata (auspichiamo definitivamente) quanto prima.
Quella che rimane è la consapevolezza di vivere in un’azienda quantomeno bipolare. Da un lato si decanta al mondo DigiTIM: una TIM protagonista della digitalizzazione e dell’innovazione del Paese. Dall’altro dobbiamo misurarci con il ritorno dei ‘cronometristi’ e una gestione del quotidiano stile fabbriche anni ’50.
In queste ore si è dimesso mezzo Cda in ossequio ad una guerra finanziaria che nulla ha a che fare con lo sviluppo industriale di TIM. Un tutti contro tutti che vede un’unica convergenza, far pagare il conto ai lavoratori. E, come se nulla stesse accadendo, qualcuno sta valutando se adottare una nuova ‘futuristica’ soluzione per rilanciare l’azienda: la cassa integrazione. A questa azienda le lavoratrici ed i lavoratori di TIM non sono più disposti a dare (né fare) credito.
Le RSU TIM e la Segreteria Slc-Cgil della Lombardia